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Santa Maria delle Grazie

Basilica di Santa Maria delle Grazie e Cenacolo Vinciano

In pieno centro a Milano si trova uno dei gioielli del Rinascimento italiano: la Basilica di Santa Maria delle Grazie con l’attiguo Cenacolo Vinciano.

Proprio per la presenza del Cenacolo, la basilica di Santa Maria delle Grazie è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
L’ingresso alla Basilica è libero tutti i giorni della settimana, negli orari indicati
La visita al Cenacolo è rigidamente regolata per preservare l’integrità del dipinto (25 persone alla volta, per 15 minuti) è necessario prenotare con largo anticipo a questo link 

Il biglietto è gratuito per le persone con disabilità e un familiare o accompagnatore, ma la prenotazione è obbligatoria.

BASILICA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE
La visita parte dalla splendida basilica, costruita nel 1463 e in gran parte modificata, nell’arco di poco più di trent’anni, fino a farne il gioiello del Rinascimento che possiamo ammirare ancora oggi.

La cappella dedicata alla Vergine del Rosario, tuttora esistente sul lato sinistro della chiesa, costituì probabilmente il primo nucleo del complesso, voluto dal Vimercati per ospitare un’immagine della Madonna ritenuta miracolosa. Il convento, originariamente intitolato a San Domenico fu successivamente dedicato a Santa Maria delle Grazie come omaggio al significato simbolico di questa cappella.

Incaricato dei lavori fu Guininforte Solari, l’architetto più qualificato e celebre di Milano. Il risultato fu una chiesa con pianta longitudinale e cappelle laterali, tipica della tradizione quattrocentesca: una struttura destinata ad essere a breve stravolta e superata. Ludovico il Moro comandò una vasta opera di rinnovamento della chiesa in stile rinascimentale. Una delle prime novità fu la costruzione del portale, per il quale Ludovico il Moro fece arrivare il marmo direttamente dalla Fabbrica del Duomo. Seguì la costruzione della tribuna e la parziale distruzione della chiesa realizzata da Solari.

Ad essere incaricato di costruire una nuova tribuna fu un altro celebre architetto del tempo, Donato Bramante. Bramante ideò un’architettura innovativa che rendeva la chiesa un grande organismo unitario: eliminò la divisione in navate e cappelle e progettò uno spazio cubico, sormontato da una cupola.

Dopo la costruzione dell’edificio, i più importanti casati milanesi richiesero di poter utilizzare le cappelle come sepoltura per i membri delle famiglie, e ne affidarono la decorazione a importanti artisti dell'epoca: come la Cappella di Santa Caterina che custodisce sculture di Antonello da Messina, le Cappelle della Vergine Adorante e di Santa Corona con affreschi di Gaudenzio Ferrari.

All’interno della chiesa si trova un pannello informativo con breve testo in italiano, in inglese e in caratteri Braille. Nella parte centrale del pannello, una pianta disegnata a rilievo favorisce l'orientamento all'interno dell'edificio. Inoltre, inquadrando il QR Code o NFC con il proprio smartphone, si accede a contenuti fruibili in varie modalità, per persone con disabilità sensoriale.
A questo link le informazioni sull’accessibilità


CENACOLO VINCIANO
Nel piazzale della Chiesa, alla sinistra della facciata della basilica, si trova l’ingresso al Museo del Cenacolo vinciano. Qui è possibile ammirare il capolavoro di Leonardo che, come recita la motivazione Unesco, “ha aperto una era nuova nella storia dell’arte”.

Su una parete della sala rettangolare che fungeva allora da refettorio del Convento, tra  il 1494 e il 1497, per volere di Ludovico il Moro Leonardo da Vinci dipinse  l’Ultima Cena. Gli apostoli dovevano sembrare seduti proprio accanto ai frati del convento e la scena era resa ancora più realistica dalla precisione con cui le pietanze e gli utensili sulla tavola furono dipinti nel dettaglio. Ma soprattutto, ancora oggi a colpire è l’uso della luce e della prospettiva, che riescono a rappresentare un momento preciso del racconto dell’ultima Cena: l’apertura di tre finestre, oltre le quali si intravede un paesaggio luminoso, in controluce, illumina gli Apostoli anche da dietro e dai lati.

Pur trattandosi di pittura su muro, l’Ultima Cena non è un vero e proprio affresco. Leonardo, infatti, aveva un’idea di perfezione che non poteva essere resa con la rapidità richiesta dall’affresco. Scelse perciò di dipingere a tempera mista su gesso, perché questa tecnica innovativa gli avrebbe permesso uno sviluppo lento e meticoloso della pittura e perciò un’estrema cura dei dettagli, laddove l’affresco avrebbe imposto una stesura del colore rapida, con l’intonaco ancora umido. L’affresco inoltre non avrebbe consentito i numerosi ripensamenti che conosciamo grazie ai restauri: oggi sappiamo infatti che Leonardo ha modificato l’opera anche a seconda della luce che entrava nella sala del refettorio, per riuscire a cogliere il momento esatto del giorno in cui voleva ambientare il dipinto.

Purtroppo, il risultato di questa tecnica è molto delicato e la pittura nel tempo ha cominciato a deteriorarsi. Per questo, l’Ultima Cena è stata soggetta nel corso dei secoli a numerosi restauri, l’ultimo dei quali si è concluso nel 1999, dopo vent’anni di lavoro. Quest’ultimo intervento è riuscito a riportare alla luce ciò che rimane delle stesure originali.

A seguito di quest’ultimo restauro è stato introdotto nella sala del Cenacolo un sofisticato sistema di purificazione dell’aria  che permette di avvicinarsi all’opera senza danneggiarla. Tuttavia, per ogni ingresso sono ammessi soltanto 25 visitatori per un tempo massimo di 15 minuti.

Oltre al capolavoro di Leonardo, all’interno del Cenacolo si trova, sulla parete opposta, la Crocifissione affrescata dal pittore lombardo Giovanni Donato da Montorfano nel 1495. In questo modo, nello stesso luogo sono raffigurati l’episodio iniziale e quello finale della Passione di Cristo.

All’interno della sala, che dispone di 6 panche, si trova un bassorilievo prospettico tattile che permette la fruizione dell’opera anche alle persone non vedenti.
A questo link le informazioni sull’accessibilità


"Realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Lombardia con l'utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico".

 

Grazie e Cenacolo

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